La Gatta

lunedì 6 maggio 2019

Nei giorni scorsi ho pubblicato sui social diverse foto del mio nuovo modello, La Gatta. Forse lo avete visto e, forse, avete anche visto le foto della trasferta delle Orse genovesi (e non) da Unfiodi. Questo modello è davvero particolare per me, perché ha concentrato in sé tanti significati e so che mi riporterà alla mente tanti ricordi piacevoli in futuro. C'è la collaborazione con Luisa (che mi ha proposto di disegnare un modello dedicato alla sua gatta Grigina e che ha scelto con me i colori), l'amicizia con lei, l'allegria e l'unità del mio gruppo di maglia, che ormai abbiamo ribattezzato (grazie all'hashtag di Alice Casella) #orseontheroad, c'è il piacere di incontrare persone care, che vivono lontano, anche solo una volta all'anno, c'è l'amore per gli animali, c'è la passione per i lavori fatti bene (anche se costa fatica).



Sabato, da Unfilodi, credo di essere stata amorevolmente odiata, per quel simpatico avvio a cordoncino. Alcune, dal senso pratico spiccato, hanno deciso di fare di testa loro (cosa che approvo sempre con entusiasmo) e di partire direttamente con le coste bicolori, per poi eseguire una chiusura a icord sulle maglie riprese, alcune hanno stretto i denti, hanno disfatto, rifatto e sono andate avanti, nonostante la difficoltà di affrontare una tecnica nuova, con un filato sottile e ferri di piccolo calibro (3,00 mm, ma solo per l'icord). Sono riuscita comunque a tornare a casa senza schiantarmi da qualche parte (notevole, anche perché ero io a guidare), quindi gli accidenti che mi hanno mandato non erano troppo convinti o cattivi.

Un particolare così, che mette in difficoltà dalle prime righe di un modello, può essere gratuito? Poteva essere evitato? No e sì, ma c'è un ma grosso come una casa.

Non è affatto gratuito perché l'icord serve a far sì che le coste bicolori non si arrotolino, perché questo tipo di coste, per via dei fili pasati sul retro, non possiede la caratteristica delle coste normali, si sbilancia e tende ad arrotolarsi e il cordoncino è necessaio per rendere la finitura efficace e bella da vedersi.



Sì, poteva essere evitato, facendo un normale bordo a coste, con o senza avvio tubolare. Avrebbe funzionato lo stesso, ma si sarebbe perso un dettaglio sottile, misurato, ma, per me molto caratterizzante. La vedet la linea lungo il fianco nella foto? Si tratta di una falsa cucitura, si può fare il maglione senza, evitando di lavorare 15 o 20 minuti di più? Sì, ma il maglione non verrà altrettanto bene, farete più fatica a riporlo (perché non avrà una linea lungo la quale piegarsi con ordine) e non sarà altrettanto robusto, perché questa linea lo aiuta anche a non deformarsi con l'uso e coi lavaggi.

Ok, fine del predicozzo, per ora! Vi lascio con qualche foto del maglione con le gatte ricamate e della nostra esperienza. Alla prossima.

Il modello, per ora, è disponibile solo da Unfilodi, con il kit di filati per realizzarlo.



Ebbene sì, avevamo le magliette OrseOnTheRoad!







Un po' più facile no? Idee ursine sulla maglia

venerdì 22 febbraio 2019

Quando è uscita per la prima volta la promozione del mio ultimo corso e relativo modello, il maglione a sprone rotondo con i delfini, ispirato ai Risseu, un'appassionata di maglia mi ha fatto una domanda importante. Hai in programma qualche corso di livello un po' più base? 


Una bella domanda, davvero. Come disegnatrice di modelli di maglia (stilista e una parola un po' grossa per me, un giorno vi spiegherò anche il motivo), non trovo molto stimolante realizzare capi base, privi di difficoltà tecniche. Questa scelta in parte dipende dal fatto che trovo più divertente sfidarmi con tecniche sempre diverse, in parte dal fatto che, a mio modo di vedere, spesso facile e bello non vanno d'accordo. 
Detta così è un po' brutale, e non è del tutto vero, perché ci sono tanti modelli semplicissimi da realizzare e di grande effetto, ma, appunto, ci sono già. 
Per chi è alle primissime armi, in rete ci sono decine di migliaia di modelli base, con chilomeri di maglia legaccio, o rasata, pochissimi aumenti o diminuzioni, nessun grattacapo sottoforma di trafori e pizzi, finiture ridotte all'osso e guai a parlare di lavorazione a più colori: si vaporizzerebbero come vampiri sulla spiaggia a mezzogiorno.

Questi capi sono perfetti per fare pratica, per prendere confidenza coi ferri e allenarsi per avere una tensione uniforme, per dominare la differenza fra dritto e rovescio, ed è anche possibile non aver voglia di andare oltre. 
Ci sta, ma non fa parte della mia visione della maglia. Per affrontare una lavorazione nuova, una tecnica mai provata, non ci vuole competenza, ma coraggio e spirito d'iniziativa. Bisogna essere disposti a sbagliare, a disfare e ricominciare, a sudare un po' per raggiungere un obiettivo. 
Le allieve della Scuola di Maglia dell'Orso sono così, testarde e avventurose, ironiche e spregiudicate e si buttano a capofitto in tutte i progetti che gli propongo, e riescono a finirli (a parte qualche manica...).


I benefici che si ottengono grazie a tutto questa temerarietà? Innanzitutto capi ben costruiti, che ci stanno bene addosso, interessanti, originali e poi badilate, secchiate di autostima. Provateci...

Per finire, due parole sul tema gusto. Personalmente diffido di chi dice di avere la certezza di sapere cos'è bello e cosa no, mi distacco con soddisfazione dalla tendenza a seguire le tendenze. A me piace prendere spunto dal passato: adoro le linee degli abiti anni '20 e lo stile degli anni '40, mi affascinano le fantasie degli anni '60 e '70 e trovo qualcosa di piacevole (se opportunamente digerito e rielaborato) anche nel ritorno degli '80, e credo che lavorare a maglia sia un modo per vestirci come piace a noi, liberi dalle imposizioni della moda e liberi di seguirla solo e se ci garba. La conoscenza e l'uso delle tecniche avanzate ci dà la libertà di muoverci come vogliamo, di trasformare il filo in quello che ci piace, che ci corrisponde e che ci fa sognare.



Detto questo, se volete partire dalle basi, o poco più, scrivetemi. Se ci saranno richieste, attiveremo un corso base/ intermedio, con progetti fattibili per tutte (nel mio repertorio ci sono anche quelli, giurin giuretta!), così poi potrete decidere se lanciarvi verso l'infinito e oltre oppure no.

Questi posti davanti al mare

martedì 29 gennaio 2019





Disegnare un modello è un processo lungo che parte dall'istante in cui un'idea si presenta (non sempre è il momento migliore). A volte l'ispirazione nasce da un'esigenza spicciola (non ho niente da mettere con quella gonna bordeaux, per esempio), altre da un'illuminazione, o da una visione che mi rallegra l'occhio, come un paesaggio o un edificio molto interessante, altre volte è il desiderio di raccontare qualcosa di più complesso, di costruire un progetto più grande.
Questo è il caso del mio ultimo modello. Questi Posti Davanti Al Mare è nato per essere il primo di una serie dedicata alla mia regione ed è fatto con un filato prodotto qui, a Genova, dalle Lanivendole. L'ispirazione di partenza è il Risseu, il mosaico di ciottoli di mare tipico dei sagrati delle chiese e dei giardini e dei viali delle ville liguri. Si tratta di un'arte che ha il suo sviluppo tra il XVII e il XVIII secolo, molto probabilmente influenzata dagli scambi commerciali dei mercanti genovesi con le regioni dell'oriente e dell'asia minore. I risseu possono rappresentare scene di vario tipo, animali esotici, vita quotidiana, figure mitologiche o semplici decori geometrici e simboli religiosi. Uno degli esempi più belli è quello conservato a Palazzo Reale, a Genova. Si tratta della ricostruzione ad opera di Armando Porta (il maggiore esperto contemporaneo di quest'arte) del risseu settecentesco del convento delle monache turchine, distrutto negli anni '60 del secolo scorso.
Il materiale usato per questi mosaici è il ciottolo, di mare per lo più, ma anche di fiume, in serpentinite (grigio o nero) o quarzo o calcite (bianco), più rari sono i risseu policromi che presentano elementi rossastri (diaspro) o verdastri (pietra di promontorio). Nelle foto potete ammirare il grande Risseu di Palazzo Reale.








Non ho pensato di raccontare con la maglia il territorio da cui provengo perché penso che sia migliore di altri, ma perché credo che ogni luogo abbia una storia che merita di essere raccontata. Genova è un posto davanti al mare, che per tanti anni il mare non lo ha visto, almeno fino alla realizzazione del porto antico così come lo vediamo oggi. Per tanti Genovesi il mare ancora oggi è lontano, nascosto da chilometri di strade difficili da percorrere, da tonnellate di cemento, da ponti crollati, da pregiudizi sociali. Il mare per molti è quasi un privilegio o un miraggio, ma, per fortuna, Genova ha anche le colline e basta arrampicarsi un po' e il mare è lì, dietro una curva, improvvisamente, per tutti.

Il filato che ho scelto per questo modello è A Stormy Blend (colore Ombra, per il grigio) e A Chic Blend (il panna) delle Lanivendole, un trio di donne che crea filati straordinari, filando, tingendo e manipolando fibre preziose, con attenzione alla filiera corta, alla sostenibilità, all'ambiente.

L'ispirazione musicale si deve al brano omonimo di Ivano Fossati, perché non si vive di solo De André e perché contiene uno dei versi più evocativi che abbia mai ascoltato, rispetto alla Liguria.
Scopritelo anche voi!

Il modello sarà presentato al corso a puntate che inizierà a Genova sabato 16 febbraio alle 10.30 (per informazioni, contattatemi via email) e, successivamente, sarà pubblicato su ravelry.